
“Silenzio!” – lo spettacolo
per riflettere sugli sconfitti della
Prima Guerra Mondiale
Quello che si combatté cent’anni fa fu un conflitto che, forse per la prima volta, portò devastazioni inimmaginabili di territori, di economie, ma soprattutto di tessuti sociali e relazioni. Nel volgere di poco tempo migliaia di uomini furono strappati alle loro abituali attività e scaraventati in un mondo assurdo, costretti a vivere nel fango delle trincee come topi, trasformati in birilli da schierare davanti al fuoco nemico, in una parola cancellati, ridotti al silenzio, privati, come furono privati, della loro identità di individui. Il cambiamento imposto dalla guerra sconvolse anche le vite di chi era rimasto a casa. Tanti dovettero sfollare dalle zone interessate dal fronte, ma sono state soprattutto le donne a dover sobbarcarsi, insieme al dolore per il pensiero dei loro cari in prima linea, il compito di provvedere non solo al sostentamento della famiglia rimasta, ma anche ai bisogni della società. Sono uscite così di casa per badare ai lavori nei campi, per entrare in fabbrica e negli uffici. Sono state investite di ruoli dirigenziali per poi essere nuovamente dimenticate a fine conflitto. La Prima Guerra Mondiale, come tutte le guerre, ha causato tragedie, dolori, traumi che si sono trascinati per decenni, eppure gli uomini, salvo rare eccezioni, non si sono opposti, così come non l’hanno fatto con la Seconda e come non lo fanno per le decine di guerre che insanguinano oggi il mondo. Perché?
L’effetto
In “Silenzio!” non c’è una risposta vera e propria; semmai il Gruppo Teatrale Tarantâs ha voluto dare una lettura degli avvenimenti macroscopici che hanno caratterizzato la Prima Guerra Mondiale, tradotti in una sequenza di aggettivi con valenza di soggetto (il desiderabile – l’incredibile – l’impensabile – l’impossibile – l’indicibile – l’improbabile – l’inevitabile) a formare il nerbo della drammaturgia. Su tutto incombe la figura che richiama il Moloch con il quale il poeta della beat generation Alan Ginsberg identificava il capitalismo e la sua macchina bellica con la quale esso, al pari di una divinità antica, manda i propri figli a morire in guerra. Un Moloch che tutto digerisce, pronto a cambiare ogni cosa affinché nulla cambi, intento solo a perpetuare se stesso. E poi ci sono gli uomini con le loro aspirazioni, le ingenuità, le ottusità che li portano fra le braccia di un destino spesso doloroso e infausto; ieri come oggi.
In “Silenzio!”, con l’ausilio delle voci a cappella del gruppo vocale Sintagma, che interpretano le originali armonizzazioni dei brani che accompagnano e a tratti supportano la messa in scena, il Gruppo Teatrale Tarantâs prova a costruire un percorso che, enfatizzando l’assurdità dei comportamenti umani, emozioni e crei nello spettatore una inaspettata frattura che lo metta per un momento in contatto con se stesso, così da ascoltare se una risposta esiste a questo come ai molti interrogativi che ogni guerra porta con sé.
