testo Erasmo da Rotterdam, lettura a cura del Gruppo Teatrale Tarantâs

Il toro è armato con corna d’assalto; di artigli è dotata la furia del leone.
Il cinghiale può contare su denti micidiali.
L’istrice è munito di spine, la razza di aculei.
Solo l’uomo è senza pelame, debole, delicato, inerme, morbido di carne, di pelle sottile.
Nel suo corpo manca ogni membro preordinato alla lotta e alla violenza.
Ha occhi benigni, braccia a cerchio predisposte all’abbraccio.
Ha il senso del bacio, il riso, segno di allegrezza; lui solo ha lacrime, simbolo di misericordia.
La natura ha dato agli animali un aspetto repulsivo e selvaggio.
Ha seminato in loro ostilità congenite.
Tuttavia gli animali vivono per lo più concordemente e socievolmente all’interno della propria specie.
Non si scatenano per qualsiasi ragione, ma solo perché sono inferociti dalla fame,
perché si sentono braccati, perché temono per i cuccioli.
Quando combattono lo fanno con le armi che gli ha dato la natura.
Conoscono solo scontri singolari e brevissimi.
Per cruenta che sia, la battaglia si scioglie quando uno dei due contendenti viene ferito o ucciso.

Chi ha mai sentito dire che sedici milioni di animali si siano sterminati a vicenda?